“The Earth has a deadline”
Ottobre 16, 2020

“La Terra ha una scadenza”

L’esperienza delle popolazioni amazzoniche (la loro lotta per la difesa dell’ambiente) contrasta con la nostra – sempre maggiore – rassegnazione nei confronti della perdita del paesaggio naturale e rurale. Iginio Mazzucchi ha qualcosa da dirci in proposito!

Foto di Antonello Veneri http://www.photoforma.it/Veneri/Veneri-BIO-ITA.pdf

Repubblica – 18 luglio 2013, propone il reportage di Antonello Veneri, con le foto a seguito ed un commento che ci fa capire chi è Il protagonista dell’intervista: “ Padre Iginio Mazzucchi vive da 35 anni in un’area remota dell’Amazzonia brasiliana.

71 anni, missionario, originario del Trentino, ha scelto la selva perché: “questa terra così aspra ma anche esuberante e verdissima, mi ricorda la valle da cui provengo”, racconta al fotografo autore di questo splendido reportage in bianco e nero. Ha iniziato insegnando in una scuola, dopo ha costruito asili per l’infanzia e centri sociali. Ora, dopo 15 anni di lotta contro i colonnelli che controllano le regioni dell’Amazzonia, ha ottenuto la concessione di un canale FM. Dalla sua abitazione, adibita a stazione radio, trasmette nella foresta amazzonica. “Il mio lavoro quì è insignificante, ma faccio la mia parte in favore della natura e soprattutto della gente. In tutti questi anni ho più imparato che insegnato”.

(https://www.repubblica.it/persone/2013/07/18/foto/foto_missionario_brasile-63222973/1/?ref=search#14)

Le sue origini sono della Valle di Gresta in Trentino. L’anno precedente il 12 ottobre 2012, lo incontrai proprio li nella sua terra per progettare una mostra delle foto di Antonello Veneri intitolata: “ I fiumi che scorrono a oriente”. La mostra fu realizzata, in parte, al Circolo Culturale Ricreativo di Sasso, ma purtroppo non vide mai un vero e proprio catalogo. Di quell’incontro però rimane un’intervista ed il diario di viaggio del fotografo, gentilmente concesso che pubblico integralmente perché credo che nelle nostre agende la questione della sostenibilità sia un punto improrogabile.

Poco prima che Bergoglio fosse eletto al Soglio di Pietro il 13 marzo 2013, in seguito alle dimissioni e all’abdicazione di Benedetto XVI, il padre venne in Italia e riuscimmo a dialogare su varie tematiche quando ancora si pensava che le conseguenze della Crisi finanziaria del 2007/08, che stava mordendo le nostre economie, fosse il problema primario.

Da quando l’ho intervistato ad ora sono passati 8 anni e nonostante non ci sia ancora ripresi completamente molti si sono dimenticati di quella crisi. In questo lasso di tempo ci sono stati molti avvenimenti importanti che hanno portato nel bene e nel male ad una maggiore consapevolezza sui temi e sui contenuti dell’intervista che ruotava sostanzialmente attorno a questa semplice domanda:

L’esperienza delle popolazioni amazzoniche (la loro lotta per la difesa dell’ambiente), contrasta con la nostra – sempre maggiore – rassegnazione nei confronti della perdita del paesaggio naturale e rurale. Crede che la sua gente abbia qualcosa da insegnarci in proposito?”

Rispetto ad oggi la domanda centrata solo sul paesaggio naturale e rurale fa quasi sorridere, ma credo possa offrire ancora spunti di profonda riflessione.

Già tre anni, dopo il 24 maggio 2015, Francesco pubblica la LETTERA ENCICLICA LAUDATO SI’, che segna uno spartiacque nella posizione della chiesa rispetto alle problematiche dell’ambiente.

(http://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html)

Se dal punto di vista della Chiesa Cattolica si è fatto un grande passo avanti rispolverando il pensiero del Santo di Assisi, purtroppo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America del 2016 portano al potere l’imprenditore e personaggio televisivo newyorkese Donald Trump, candidato del Partito Repubblicano, probabilmente la personalità politica meno adatta della storia d’America per affrontare il cambiamento climatico in atto. Anche in Europa per non parlare dell’Italia, la politica annaspa in un futile dibattito economicista fra europeisti e nazionalisti ( la Brexit ne è l’emblema) che perdono di vista la questione primaria della sostenibilità ambientale e sociale. Inaspettatamente qualche spiraglio di ragionevolezza arriva dai giovanissimi: Greta Thunberg, una attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico è alla loro testa.

Nonostante tutto ciò non c’è stato alcun ripensamento sostanziale delle politiche economiche e sociali che governano il mondo! Infatti quasi come un segno dei tempi, mentre il fuoco bruciava la California, le inondazioni affliggevano le coste dalla Giordania all’India, i ghiacciai della Groellandia cominciano a sciogliersi e perdere pezzi. ( D. Cason , M. Nardelli 2020),

“nella sera e nella notte di lunedì 29 ottobre 2018, in molti luoghi delle Dolomiti, c’è stato un anticipo dell’apocalisse”: la tempesta perfetta denominata Vaia. Anche Venezia nel dicembre del 2019 fu aggredita da mareggiate più potenti e frequenti della sua storia.

Tornando in Brasile Bolsonaro, viene eletto Presidente dal 1º gennaio 2019 e da quel momento la foresta Amazzonica col suo patrimonio di valori, popoli e riserve naturali troverà in esso il maggior nemico che nega qualsiasi responsabilità antropica sugli incendi della foresta amazzonica.

“Oltre alla perdita di foresta, la crisi ambientale mostra anche un’altra faccia. In mezzo alla distruzione  della vegetazione, le comunità tradizionali, quilombole e indigene sono al centro delle controversie territoriali, dove impera la violenza. Secondo il più recente sondaggio della Commissione Pastorale della Terra (CPT), Conflitti nelle Campagne del Brasile 2019, nel primo anno del governo di Bolsonaro, il numero di conflitti rurali è stato il più alto degli ultimi dieci anni, raggiungendo i 1833 casi.” http://www.numeripari.org/2020/06/05/la-crisi-ambientale-in-brasile-e-caratterizzata-dallavanzare-della-deforestazione-e-dai-conflitti-nelle-campagne/

Infine, come se tutto ciò non bastasse, nel 2020 dalla Cina arriva la Pandemia del Covid 19, da cui non siamo ancora usciti indenni, che, pur non essendo direttamente correlato alla crisi climatica ed ambientale, è quasi certo che la zoonosi trova la sua origine nella distruzione sistematica di interi segmenti di natura selvaggia che facevano da cuscinetto naturale fra gli animali e le persone che vivono nelle città. Inoltre le precarie condizioni atmosferiche delle aree urbanizzate e la scorretta alimentazione certamente non rafforzano il sistema immunitario degli esseri umani.

Un nuovo termine antropocene compare nel nostra linguaggio, esso ci fa meditare su quanto l’uomo possa essere piccolo riguardo alle ere del tempo profondo e contemporaneamente quanto i suoi effetti possano essere rilevanti sugli ecosistemi dato che ormai i suoi rifiuti si sono sedimentati fra gli strati geologici che distinguono le fasi della terra.

Il grande orologio digitale Climate Clock di New York ha iniziato il conto alla rovescia per la catastrofe climatica: alla Terra restano sette anni di vita. E’ questo il tempo che il nostro pianeta ha a disposizione per limitare le emissioni di biossido di carbonio prima che si arrivi a un punto di non ritorno.

Non per questo dobbiamo arrenderci anzi, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Infatti l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità) e già stato sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.

Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

(https://unric.org/it/agenda-2030/)

Per completare il quadro pubblico il diario di viaggio di quel reportage che Antonello Veneri ci ha lasciato. Forse uno dei primi lavori che il fotografo ha intrapreso e che nel tempo è stato seguito da grandi risultati professionali.

Iginio Mazzucchi, 72 anni, vive da oltre trent’anni “dall’altra parte del fiume”, nella foresta amazzonica brasiliana e il fiume è il Rio delle Amazzoni.

A 100 km da Manaus, in direzione sud-est, esiste uno degli ultimi avamposti prima della foresta e della natura al potere.

Su questo confine c’è il piccolo paese di Castanho, che prende il nome dagli altissimi alberi che producono gli anacardi, le castagne brasiliane.

Arrivare fin qui, per fortuna, non è semplice. Bisogna attraversare la misteriosa e torrida Manaus, una città con oltre 2 milioni di abitanti cresciuta a dismisura in mezzo alla foresta. Attraversare il Rio con la voadeira(una barchetta a motore) e dall’altra parte del fiume, che sembra un lago con i suoi 18 km di estensione, prendere quello che si trova: autobus, pulmini, camion, moto e macchine. Parte da qui uno dei numerosi tratti di Transamazzonica, il cui tracciato ancora resiste, ma gran parte delle strade, non asfaltate, sono impraticabili perché mangiate dalla foresta.

Ai lati della strada gli enormi avvoltoi, gli urubù, immobili su alberi altissimi, danno il loro contributo prezioso all’atmosfera malsana. In fila sui rami più alti, per asciugarsi dalla pioggia e dalla umidità, con le ali aperte in un mortifero gesto che sembra abbracciare simbolicamente quello che è il loro territorio.

Alla stazione dei pulmini di Castanho mi accoglie, con un altro tipo di abbraccio, quello allegro della gioventù, Padre Iginio,

Nel 1959 è partito per il Brasile “dalla valle più bella del mondo”, la Val di Gresta, uno dei luoghi più affascinanti del Trentino. “Ma qui in Brasile non ho mai avuto molte difficoltà. E’ chiaro che ho radici molto differenti, ma sono venuto giovane( a vent’anni, n.d.r.) e da una cultura aperta come la cultura trentina. E poi, quando uno ama ciò che fa lo fa con molta più facilità, con meno fatica e con molti più risultati.”.

Il suo volto magro, bello e intenso, una vaga somiglianza con quello di Gigi Riva, racconta di un’Italia che non c’è più e che è stata affamata di tutto.

Padre Iginio appartiene all’ordine dei Lanteriani “ Da quando ho “preso Messa” ho lavorato sempre come prete ma anche come insegnante (dalle medie alle superiori, antico liceo). Non solo perchè mi piace

ma sopratutto perchè vedevo che ce n’era bisogno. Al Castanho ho insegnato dal 1987 al 1998 (quando sono andato in pensione) sia nelle medie, ma sopratutto nelle superiori (Liceo). Insegnavo un pò tutte le materie umaniste (filosofia, pedagogia, sociologia, psicologia, …) ma la mia specialità era la Lingua e Letteratura Portoghese e Brasiliana; questo non perchè fossi “dottore” in Portoghese, ma perchè non c’erano altri insegnanti di questa materia e allora si rivolgevano a me, che ero l’unico che aveva fatto università di Lettere. E poi ho imparato che il miglior mezzo per conoscere bene una cosa è insegnarla.” E qui nella selva amazzonica ci dice che in tutti questi anni ha più imparato che insegnato. Con la gente che ha conosciuto nella scuola professionale, nei due asili che ha creato e nella radio, Radio Castanho, costruita con i soldi della pensione e che ha adattato anche a abitazione.

La giornata di Padre Mazzocchi, comincia all’alba con i ritmi di questa natura che qui è ancora violenta e indomabile.Un impasto di terra, cielo e acqua. Tantissima acqua. Se Creazione c’è stata, qui sembra ancora non essere terminata.

Il regista tedesco Herzog, che ha fatto della natura amazzonica la protagonista dei due suoi film più belli sostiene che La natura qui è violenta, primitiva. Non vedo erotismo qui, ma piuttosto fornicazione, asfissia, soffocamento, lotta per la sopravvivenza. Crescita e…putrefazione.C’è molta sofferenza, ma è la stessa sofferenza che ci circonda ovunque.Gli alberi soffrono e gli uccelli non cantano, urlano di dolore. A uno sguardo più attento, si scopre una certa armonia. E’ l’armonia del massacro collettivo

Alle 7.00 c’è un’ora di trasmissione alla radio e poi inizia il giro.

Oggi Iginio ha promesso di incontrare una comunità indigena che vive in una delle migliaia di fiumi e canali del Rio, a Cabeceira da Mira. Un’ora di canoa a motore sotto un infinito cielo grigio sembrano fantasmi questi enormi tronchi secchi e fradici che furono alberi. Navigare qui i nmezzo è complicato perché alcuni tronchi sono a pelo d’acqua e non si vedono e la canoa può sbattere. Il comitato d’accoglienza degli jacarè non vede l’ora di salutarci.

Cabeceira de Mira sono poche capanne di legno e sulla collinetta una piccola chiesetta fatta di pali e di un tetto improvvisato. Qui Padre Mazzucchi farà la messa, un incontro. Non è venuto a convertire i selvaggi della foresta.

Non mi sono mai preoccupato di “convertire”. Tanto più che anch’io (diciamo pure “anche noi”, italiani e trentini e occidentali) devo convertirmi, cioè correggere sempre quello che stona. Mi preoccupo unicamente di “fare la volontà di Dio”, che, leggendo bene il Vangelo, è solo (“solo”?) fare felici le persone, visto che Dio è Padre con cuore di Madre e quindi vuole solo che i figli siano felici.”

Il padre, timido tra i timidi, parla di amore e di agricoltura. L’incontro delle culture è così lieve da farli sembrare vicini, Europa e Amazzonia. “ Non so se il messaggio di Gesù assomilgli più a una filosofia o a una religione Non mi sono mai preoccupato ti teoricizzare il mio lavoro. Amo la mia gente, che è la mia vera famiglia, e trovo nel messagio di Gesù la luce e l’energia necessari per continuare fino alla fine.” mi confiderà Padre mazzocchi prima di andarmene. Perché padre Mazzocchi vive qui da trent’anni? Perché qui uno come lui può muoversi liberamente, senza tante gerarchie e burocrazie. Qui respira libertà e natura. E qui, in questa natura esuberante e verdissima, c’è qualcosa della valle trentina da cui proviene.

Noto fin dal primo colloquio che ha un rifiuto, un fastidio per le categorie e le qualifiche. Non fa neppure caso a quello che mangia, cosa molto anomala per un italiano. Gli ho visto rompere un uovo crudo e mischiarlo a riso, fagioli e carne.

Ho potuto costruire due asili, un recanto ben attrezzato(che è uno spazio aperto per attività varie) e perfino una radio che sovvenziona con la sua pensione e in cui ha spazio anche il Padre di una delle centinaia di Chiese presenti in brasile. E poi la naturale timidezza indigena combina con la sua di trentino. “Mi chiamano prete, missionario, parroco, fratello (frate), pastore, amministratore, ecc. Sono un pò di tutto. Mi si chiami come si vuole. Forse il meglio sarebbe solo il nome di Battesimo. Iginio e basta.”

Parliamo dei problemi che affliggono l’Amazzonia“ Vedo il futuro dell’Amazzonia con speranza (20%), perchè se fosse distrutta sarebbe una perdita irreparabile per l’umanità; sempre più numerose sono le persone che si preoccupano con l’Amazzonia. Però anche con tristezza (80%), perchè il capitalismo globalizzato vede solo il profitto economico immediato e nell’Amazzonia ci sono ricchezze naturali che valgono molti soldi, sia ricchezze minerali, sia legname, sia soprattutto l’acqua, che è il petrolio del futuro.

Il mio lavoro quì è insignificante, ma “faccio la mia parte” in favore della natura e sopratutto della gente. La sai la storia di quell’ucellino che, mentre tutti gli animali fuggivano spaventati dall’incendio nella foresta, andava al fiume e prendeva ogni volta 2-3 gocce d’acqua per portarle sulle fiamme?

Al leone che lo derideva perchè non sarebbe riuscito a spegnere l’incendio, rispose: “Forse l’incendio non lo spengo, ma faccio la mia parte”.

Mi incuriosisce sapere qualcosa di più sulla Transamazzonica, la strada che avrebbe dovuto attraversare in lungo e in largo l’Amazzonia e che negli anni Settanta ha rappresentato una delle più grandi utopie brasiliane. “Fino a castano l’afalto ci arriva ma i costi sono stati enormi, questa è una delle strade più costose del mondo.” In questa folle corse al progresso migliaia di tonnellate di terra sono state trasportate dai camion per rialzare la strada rispetto al terreno, soggetto alle frequenti piene del fiume. creando un lunga diga stradale che ha mutato il territorio. Migliaia di alberi sono stati tagliati e altre migliaia marciscono nei canali creati dalla strada rialzata. Ai lati della strada l’ecosistema è stato stravolto. Si sono creati numerosissimi laghetti artificiali da cui affiorano i tronchi degli alberi che stavano li da sempre.

E’ un paesaggio davvero surreale. Gli alberi hanno forme strane, contorte e le poche mucche sono scheletriche.

E Iginio ogni mattina si alza e sfida la sua timidezza .Non è facile, per lui così schivo parlare in pubblico, organizzare e decidere per sé e per gli altri. Ma con fatica quotidiana lo fa. E alle sei del pomeriggio, a causa della luce lattiginosa, ma forse non solo per la luce, i suoi occhi azzurri diventano più azzurri.

Finisce con un pranzo e una domanda che mi fa una ragazza di vent’anni con in braccio una bambina di due anni, Sara. La giovane madre della bambina mi chiede se sono il figlio o il nipote di padre Mazzucchi. Rispondo che nella religione cattolica i preti non possono sposarsi e avere figli. Alla domanda successiva della ragazza”Perché?” arrossisco, sempre per via della luce e non solo. E non so proprio cosa rispondere. Ci ho pensato tanto nelle settiamne seguenti a quella domanda e a quella bambina e al suo sguardo triste e silenzioso che ancora oggi non mi spiego.Un’apparizione delle selva, come se la foresta amazzonica intera mi fosse apparsa sottoforma di questa bimba dallo sguardo triste che mi voleva chiedere qualcosa nel suo silenzio assordante.

.

Me ne torno a Manaus senza capire se Iginio Mazzucchi è un prete, un missionario, un insegnante. Forse è un po’ di tutto. Forse, come dice lui, è Iginio e basta.